Entrare in contatto con la parte più vera di sè, affidandosi a pratiche di respiro, di concentrazione e immaginazione, per la ricerca del significato profondo e originale della vita. 
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Gli incontri sono condotti da Stefano Brivio e Daniela Baraldi.

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MEDITAZIONE E AUTORIFLESSIONE

Viviamo in una società dai ritmi veloci, super stimolati da informazioni, suoni, immagini, spesso siamo pieni di impegni e problemi veri o presunti. Per questo dovremmo fermarci, non solo perché non ce la facciamo più, ma per mettere o rimettere al centro del nostro fare e pensare il discernimento, il ragionamento, il “logos” come dicevano i greci. Questo vale sia che pensiamo di fare cose “socialmente utili” o “socialmente inutili”, perché alla fine siamo noi che viviamo, che dobbiamo dare un senso al nostro fare. Meditazione e autoriflessione ci invitano essenzialmente a mettere al centro del nostro fare “la vita”, così come la percepiamo, con la nostra indole o col carattere che ci è stato consegnato: sono spazi di ascolto e dialogo con sé stessi, con la propria parte più intima e profonda, momenti che servono a suggerirci cosa vale la pena fare o pensare, al di là delle eleganti definizioni delle varie pratiche. Nel passato le parole e la testimonianza di saggi, profeti e grandi uomini spirituali, si dice svegliavano la coscienza di chi era pronto ad accogliere le novità rivelatrici dei loro gesti e delle loro parole al di là delle abitudini culturali e morali del momento. Questa via e opportunità è presente in tutti ma è personale, non può essere delegata, si cammina da soli come i nostri primi passi di bambino e nessun occhio esterno la può scrutare, nessuno la può biasimare o applaudire. Naturalmente ci sono esempi e parole di conoscenza, in cui riconosciamo verità, che ci possono aiutare e ispirare: nell’autoriflessione si dice che vanno masticate, ruminate, incorporate fino a diventare noi stessi. 

Stefano Brivio    

 

RINGRAZIARE L’INFINITO PRESENTE

Capita a noi cari esseri umani, di essere ciechi di fronte all’ampiezza della vita in cui siamo immersi, di essere sordi all’ascolto silenzioso della nostra profonda origine. Succede di vivere come fossero sogni quei momenti di pace e di risveglio del cuore che ci fanno sentire il profumo dell’amore, di un mondo dove l’Uno è signore di tutto, dove non c’è divisione tra sé e un altro, tra dentro e fuori, tra passato e futuro, ed è solo la sincerità del cuore che può cogliere questa misteriosa storia della vita nell’infinito presente. E’ una maledetta amnesia che ci accade quando anziché ringraziare e accettare la vita, pretendiamo di capire tutto, di affidarci solo al nostro caro ego, quello che giudica, nel bene o nel male, ogni fenomeno provvisorio che ci accade, con il tribunale della nostra mente, dei nostri sensi, delle nostre idee ballerine che cambiano ad ogni alito di vento. Perché non ci fermiamo ogni tanto ad ascoltare il nostro cuore di bambino, figlio diretto della vita, quello che dà un senso alla nostra terrena esistenza e ci indica la strada della felicità? Ci dimentichiamo che tutte le abitudini e le cose vecchie muoiono; i bambini rinascono continuamente nel mare della vita, nel cielo dell’infinito presente. La gioia e il sorriso che accompagnano ogni nuova rinascita sono il simbolo del ringraziamento, una gemma preziosa, un fiore del cuore umano che può essere coltivato e seminato in ogni stagione della nostra esistenza.

Stefano Brivio

 

VIVERE IL MOMENTO PRESENTE

Da sempre i nostri antenati più saggi ci hanno invitato a scoprire il senso della nostra vita, la gioia del sentirsi vivi in questo mistero che ci attraversa studiando e scoprendo il momento presente come unico maestro che ci può insegnare davvero qualcosa. Difficile da fare, perché siamo stati tutti educati, in qualche modo, a imparare da altri, a ricevere gratificazioni e condanne dall’esterno di noi stessi a seconda della famiglia e della cultura dove siamo nati e vissuti, una dimensione che alla fin fine ci rassicura o condanna secondo le sue provvisorie leggi. Se accettiamo solo le formule imparate e le mettiamo come unica base dei ritmi della nostra vita quotidiana ne resteremo senz’altro imprigionati, sentiremo inaridire la nostra essenza e arrivati alla fine dei nostri giorni non avremo sperimentato cosa significhi “conoscere le cose da solo”, cosa significhi “imparare”.  Ecco invece che a tutti, ma proprio a tutti, la vita regala costantemente questo misterioso “qui e ora” che può illuminare le nostre splendide, ma purtroppo troppo spesso spente, vite. Il mistero della vita è il momento presente, il qui e ora, non certo le nostre narrazioni, i ricordi, le paure e i desideri per sé o per altri.                                                                                                                         

Stefano Brivio

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